mercoledì 6 aprile 2016

Emilia Hazelip e l'Ecofemminismo


Braccia muscolose e mani forti, ma femminili e delicatissime” 
Questo il ritratto più vero di una donna che ha dedicato la sua vita ad insegnare l'amore per la Terra, unica scappatoia dalla logica di sfruttamento e controllo delle risorse naturali. L'ecofemminismo è essenzialmente questo: amare incondizionatamente e partecipare al gioco della vita collaborando piuttosto che ostacolando la Natura! Noi ne siamo parte.



Emilia Hazelip fu la creatrice dell'Agricoltura Sinergica in Europa, adattando i metodi dell'agricoltura naturale del microbiologo giapponese Masanobu Fukuoka e della Permacoltura di Bill Mollison e di David Holmgren al clima mediterraneo.
Emile fu anche un' ecofemminista convinta. Il movimento dell'ecofemminsimo si basa sull'esistenza di un terreno comune tra ambientalismo, femminismo e animalismo. Non si occupa prettamente di promuovere la parità dei generi all'interno della società ma, in senso più ampio, si dedica ad affrontare e superare i modelli discriminatori che si sono imposti nella storia (il dominio di soggetti classificati come appartenenti a categorie di rango superiore su soggetti di rango inferiore: es. l'uomo sulla donna, il bianco sul nero, l'essere umano sulla natura) attraverso una rivalutazione, celebrazione e difesa del femminile, sottostimato in quanto associato a ciò che riguarda la corporeità, le emozioni, la sapienza intuitiva, la cooperazione, l'istinto alla cura, la capacità simpatetica e quella empatetica. Cerca, quindi, di riequilibrare il maschilismo della società contemporanea, identificatosi oramai in concetti opposti quali: teoricità, razionalità, intelletto, competizione, dominio e apatia[1].
 
Colin Renfrew, archeologo britannico, sulla base di ritrovamenti di insediamenti Neolitici in Europa centro-orientale e nella zona centro mediterranea, ha espresso molto bene questo concetto ripercorrendo la storia dell'uomo pre-istorico (cioè prima della nascita della scrittura): “[…] la civiltà fiorita in Europa tra il 6500 e il 3500 a.C. e a Creta fino al 1450 a.C. ha goduto di un lungo e ininterrotto periodo di pace che ha prodotto espressioni artistiche di elevata raffinatezza e bellezza, dimostrando un livello nella qualità della vita più alto, rispetto a molti sistemi androcratici dominati dal maschile. Rigetto l'assunto che il concetto di civiltà si riferisca solo a società androcratiche di guerrieri; la base generativa di ogni civilizzazione si fonda sul suo livello di creatività artistica, estetica, sui suoi valori immateriali e di libertà, che rendono la vita più significativa e gioiosa per tutti i cittadini, oltre che per equilibrare il potere tra i sessi.”[2]

Ma cosa c'entra tutto ciò con un orto, vi starete chiedendo voi? 

C'entra eccome, dato che le civiltà del Neolitico furono i primissimi esempi di civiltà basate sull'agricoltura sedentaria.
L'accento qui è posto sul fatto che queste comunità ginocentriche (il culto della donna e di tutte le sue qualità) furono in grado di vivere e convivere tra di loro senza ricorrere all'uso delle armi per guerre fratricide, di saccheggio e di conquista tipiche di un sistema maschilista, volto al dominio sugli altri e sull'accumulo di risorse. Infatti, durante gli scavi in queste regioni, non sono stati rinvenuti resti di armi da usare contro altri esseri umani, né dipinti che raffigurassero scene di guerra tra popoli.

Oggi l'agricoltura è tra le prime responsabile dei cambiamenti climatici e dei problemi più pressanti del mondo. Nel 2014 la FAO ha riportato le proprie stime globali sulle emissioni di gas serra rilasciate dal settore agricolo, dando un contributo al Quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, ossia l'IPCC.  
Sul sito Internet FAOSTAT è possibilie trovare una serie di dati e grafici sull'andamento delle emissioni causate dall'agricoltura e dall'allevamento nel corso degli ultimi decenni, oltre alle previsioni future.

FAOSTAT. Emissioni globali (CO2 equivalente) tra il 1990 e il 2012.

 Questo fenomeno si può spiegare col fatto che l'agricoltura stessa ha subito in poco più di 50 anni un cambiamento radicale durante il quale i “valori” della guerra sono stati applicati per produrre cibo saccheggiando, invece che nutrendo, la Terra sulla quale viviamo. 
Le piante non possono più essere considerate degli esseri che semplicemente privano il terreno delle sue sostanze nutritive: esse sono in grado di trasformare l'energia del sole e dell'anidride carbonica in materia solida e consistente e danno il 30% dei loro zuccheri fotosintetizzati per sostenere la biodiversità del suolo, la quale collabora con loro per mantenere l'equilibrio necessario per la crescita di tutte le forme viventi. Tecniche che prevedono l'uso di derivati del petrolio e l'abuso di macchinari agricoli dovrebbero essere abbandonate, perché distruggono il lavoro dei nostri alleati naturali: batteri, funghi, lombrichi e tutto ciò che in cambio di un po' di zucchero protegge, con la sua azione, i nostri raccolti!

La Terra sa meglio di noi come un ecosistema può auto-fertilizzarsi ed auto-rigenerarsi. Il nostro scopo è quello di comprendere il nostro ruolo di custodi del ciclo naturale dell'orto per incrementarne la fertilità.

Bibliografia e sitografia:
  • [1]: riadattamento di V. Plumwood, "Feminism and Ecofeminism: Beyond the Dualistic Assumptions of Women, Men, and Nature" (1992), in The Ecologist, Vol. 22, n° 1 (January/February 1992), pp. 8-13 (metti link a wikipedia – ecofemminismo)
  • [2]: Colin Renfrew, Before Civilisation, the RadiocarbonRevolution and Prehistoric Europe, Pimlico, London 1973. (Trad. ita: L'Europa della Preistoria, Laterza, Roma-Bari 1996)
  • Emilia Hazelip, Agricoltura Sinergica: le origini, l'esperienza, la pratica, Terra Nuova Edizioni, Firenze 2014

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